Le ricordate tutte le gaffe dei nostri viaggiatori? Se qualcuna l’avete persa sulla barra home page le ritrovate tutte. E ora tocca a me. Eh si, anch’io voglio dare il mio piccolo contributo raccontando un simpatico (…insomma!) episodio di qualche mese fa, chissà a quanti di voi è capitato.
Il fattaccio succede a Madrid
Luogo del misfatto: un bagno
Protagonista: io
Quella mattina, iniziata a notte fonda, proseguì incasellando una serie di intoppi come mai mi era capitato prima. Una volta atterrati ci lasciammo alle spalle tutti quei piccoli nei della mattinata pregustando i momenti che ci avrebbe riservato la città: siamo a Madrid!
Avevamo appuntamento con qualcuno che ci avrebbe accompagnati all’appartamento prenotato in rete ma era presto e nell’attesa entriamo in un bar. L’ambiente è un po’ datato, semplice, poco turistico, mi ricorda un po’ i vecchi locali di paese che c’erano dalle mie parti. Ci sediamo in fondo alla sala con i nostri bagagli mentre la signora al banco chiacchiera amichevolmente con un paio di clienti che sembrano abituali, ridono, scherzano. Dopo qualche minuto la signora viene verso di noi e con qualche difficoltà da parte nostra, dovuta alla poca padronanza della lingua, facciamo la nostra ordinazione. Una rustica fettona di pane tostato con pomodoro fresco, corredata di condimento a parte, arriva su di un piatto bianco, il momento di relax è completo. L’alzata di quella giornata fu verso le tre di notte e dopo tutte quelle ore ci voleva una pausa così.
Ormai sono le dodici passate e prima di uscire decido di andare in bagno, Piero intanto si gode il suo riposo davanti a un boccale di birra. Salgo qualche gradino e la porta del bagno è proprio lì, a pochi passi dal nostro tavolo. Chiudo la porta a chiave, veramente la chiave non c’è, la chiusura prevede un tipo di manopola a scatto dove, dopo averla ruotata, devi premere un tasto per bloccare l’apertura, avete presente? Al momento di uscire la manopola gira a vuoto e la porta non si apre. Riprovo… niente. Riprovo ancora… e di nuovo niente. Ora, io non sono il tipo che da in escandescenza senza motivo, ma in quel momento ho avuto come la sensazione che mi mancasse l’aria, con calma deglutisco. Il bagno in effetti è molto piccolo, la porta è piena, non è a vetri e non ci sono finestre, questo almeno farebbe calare il senso di claustrofobia che comincia a impossessarsi di me. Dopo qualche attimo comincio a bussare (con grazia) alla porta “C’è qualcuno?” Poco dopo ripeto il mio richiamo, possibile che nessuno abbia bisogno del bagno? Comincio a sudare. Man mano che i secondi passano i colpi sulla porta diventano sempre più pesanti e le mie invocazioni d’aiuto aumentano di volume. Dall’altra parte, silenzio, nessuno viene in mio soccorso. I minuti scorrono implacabili e l’angusto ambiente mi è ormai diventato insopportabile. Batto con forza la porta gridando a squarciagola “Pierooooo” alternato a “Aiutoooo sono chiusa in bagno”. Ma perché Piero non mi sente è a pochi metri, possibile che non mi senta, accidenti? “Pierooooooo” urlo ancora più forte, ormai senza più nessun ritegno, niente, non funziona. Ma forse… ma certo, vuoi vedere che nessuno risponde perché non mi capiscono, che stupida se parlo in italiano come fanno a capirmi… oddio, ma come si dice aiuto in spagnolo? “Aiutoooo”. Devo calmarmi, comincio a delirare. Il tempo scorre e finalmente, dopo attimi che mi sembrano infiniti, sento la voce di Piero che mi dice “Tizi, ma sei tu che urli?” Lasciami uscire e poi vedi come urlo! Tenta di aiutarmi ma fallisce e cercando di tranquillizzarmi va a chiedere aiuto. Arriva la signora che, dall’altra parte, mi spiega come fare per aprire la porta, ma se avevo difficoltà a capirla prima, in uno stato rilassato, figuriamoci ora. Quindi la signora dice a Piero, che a sua volta dice a me, come devo girare la manopola. Tento tutte le varie combinazioni possibili senza risultato, “la puerta non se apre” un’accorata traduzione di pensiero mi esce spontanea, voglio che la signora capisca bene qual’è il problema. La simpatica signora se ne va (ancora!!) ritornando poco dopo con un attrezzo e senza nemmeno aver capito come, dopo qualche tentativo, finalmente la porta si apre. Ricomincio a respirare normalmente e riesco anche a trattenere una lacrimuccia per la riconquistata libertà. Devo avere un’espressione sconvolta perché la signora, scusandosi, mi fa pure una carezza sulla guancia.
Ritornando al tavolo chiesi a Piero “Ma com’è possibile che non mi sentivi, urlavo come un’aquila?” Lui candidamente mi rispose “Scusa, stavo dormendo” … e che vuoi dirgli!
Ritornando al tavolo chiesi a Piero “Ma com’è possibile che non mi sentivi, urlavo come un’aquila?” Lui candidamente mi rispose “Scusa, stavo dormendo” … e che vuoi dirgli!
Gaffe a gogò:
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Ahahah….”stavo dormendo”…. che candore 'sti maschi.
Bellissime le tue vignette!
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Gli uomini son tutti uguali…cara Tizi. Si addormentano anche in piedi…..
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Chiusa in bagno in una città dove nessuno parla la mia lingua? Anch'io mi sarei messa a urlare!
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Chiusa in un bagno di una città straniera: che bella situazione per la mia ansia patologica!!!
(Bello avere un “compagno di viaggio” con cui sei in sintonia: anche con qualche defaillance nel momento del bisogno… 😀 )
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Ahahahahah … questa ci voleva proprio a fine giornata! E non sai quanto mi sono mancate le tue vignette
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Povera Tiz!! Non ho potuto fare a meno di ridere al pensiero di te che urlavi e Piero che dormiva. Ma la situazione deve essere stata tutt'altro che divertente! Tu però hai un modo meraviglioso di raccontare…
Un abbraccio ad entrambi!
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La birra aveva fatto effetto!
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Povero Piero, era in piedi dalle tre! Io ho il terrore di restare chiusa nei bagni….
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Serafico Piero! La storiella è veramente divertente, ma immagino il tuo imbarazzo. Però succede di non riuscire a riaprire la porta del bagno. E' subito panico!
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