Pantaleone e il mosaico calpestato.

Nel nucleo del Borgo Antico della città di Otranto, dopo una breve salita, ci si ritrova in una piazza di piccole dimensioni a forma irregolare. Su di un lato della piazza si erge la cattedrale dedicata a Santa Maria Annunziata, costruita nel 1068 viene consacrata nel 1088.
La facciata in stile Romanico Pugliese è completata da un elegante rosone aperto successivamente dopo l’occupazione turca del 1480 e da un portale in stile barocco aggiunto nel 1674.
Ma la perla più preziosa è celata al suo interno. L’opera maggiore custodita dalla Cattedrale si trova direttamente sotto ai piedi di migliaia di visitatori: è il maestoso mosaico pavimentale di Pantaleone.
Quella sera, grazie all’iniziativa Open Days Puglia, abbiamo avuto l’opportunità di visitare, gratuitamente, i monumenti più significativi della città tra i quali, non poteva di certo mancare, la Cattedrale. Una gentile operatrice I.A.T. ha accompagnato il piccolo (ma partecipe) gruppo tra i vicoli del Borgo Antico descrivendo con accuratezza ogni momento, la nostra visita si è trasformata in un interessante approfondimento che ha svelato alcuni (presunti) segreti sul mosaico pavimentale della Cattedrale e il racconto di Pantaleone ha assunto un fascino diverso. La serata Open Day si era conclusa ma le mie curiosità erano aumentate, dovevo vedere meglio l’opera con la luce del giorno. L’indomani eccoci pronti ad entrare nuovamente nella Cattedrale.
L’Albero di Pantaleone

Una volta varcata la soglia, dopo aver dato il tempo sufficiente all’occhio di adattarsi alla penombra interna, la prima cosa che si nota è il bel soffitto a cassettoni, la luce che penetra dal rosone centrale della facciata ce lo indica chiaramente ma, una volta abbassato lo sguardo, l’attenzione viene catturata da milioni di minuscole tessere che ricoprono l’intera superficie dell’area pavimentale.

Pantaleone, un monaco proveniente dal vicino monastero di San Nicola di Casole, tra il 1163 e il 1165, con l’aiuto di un gruppo di artisti, incasella una dietro l’altra tutte le tessere che compongono l’imponente opera musiva.
Il tema del mosaico rappresenta L’Albero della Vita e poiché l’interpretazione iconografica di molti elementi fino ad oggi non è ancora ben chiara, mille interrogativi hanno occupato il tavolo degli esperti ottenendo pareri controversi e contrastanti sul suo vero significato e anche per questo l’opera suscita grande interesse.
Il Leone a quattro corpi
In cima all’albero l’autore colloca il giardino dell’Eden e appena più sotto inserisce dodici cerchi che raffigurano il ciclo dei mesi dell’anno con i segni zodiacali. Il racconto prosegue con una complessa rappresentazione dove convivono icone tratte dall’Antico Testamento, personaggi della mitologia, immagini fantastiche che suscitano stupore. Tanto per ricordarne due delle stranezze del mosaico, viene da chiedersi, cosa ci fanno Adamo ed Eva seguiti da re Artù in groppa a un caprone? E ancora, cosa avrà voluto indicare l’autore inserendo la figura di Alessandro Magno (che come ben sappiamo ha vissuto qualche annetto prima della nascita di Cristo) che sale in cielo tra due grifoni? Forse l’esposizione provocatoria ha un significato molto profondo e spetta agli studiosi il compito di tradurre, a me piace pensare che il simpatico Pantaleone aveva uno spiccato senso dell’umorismo e si è divertito un sacco a raccontarci la sua storia.
Il quadro dei Vizi e delle Virtù degli uomini
Colpevole.
Con questo post vorrei confidarvi un mio disagio. Mi permetto di raccontarvi le mie sensazioni perché la visita all’interno della Cattedrale mi ha fatta sentire complice di una violenza. La grandiosa opera pavimentale è trattata al pari di un qualsiasi granitico rivestimento in marmo posato in epoca moderna. Durante la nostra permanenza all’interno della chiesa, centinaia di piedi (compresi i nostri) hanno calpestato impietosamente l’antico Pavimentum Tessellatum posato tessera dopo tessera da un monaco e dai suoi compagni più di 8 secoli fa. Se avessi avuto il potere di lievitare quel tanto che bastava per staccarmi da terra, mi sarei sentita meglio. Non solo le estremità umane si accanivano sul sacro suolo, anche carrozzine, panche, sedie per i fedeli che assistono alle funzioni religiose: uno schiaffo al lavoro di uomini che con tanta pazienza e fatica hanno realizzato un’opera immane e uno schiaffo per l’arte in generale.
Segni evidenti sono sotto gli occhi di tutti, pensate che fino a non molti decenni fa i bambini, entrando in chiesa, potevano intascare alcune delle tessere senza grandi problemi. Oggi, parte dell’opera musiva ha perso per sempre le sue decorazioni originali, inoltre si possono notare aree depressive presenti nelle zone di maggior passaggio e il colore del mosaico va inevitabilmente a sbiadire. Ovviamente non sono un’esperta ma non credo sia sufficiente un restauro una tantum per risolvere il problema, bisogna custodire e conservare, non calpestare. Mi chiedo se non sia possibile trovare un sistema precauzionale che aiuti a conservare la preziosa testimonianza, il più a lungo possibile. Oggi possiamo ammirarla in tutta la sua antica bellezza e domani? Quanto ancora potrà sopportare quel pavimento? Qualcuno dice “… è lì da centinaia di anni!” dunque… non resta che aspettare.


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