Invasioni digitali, missione compiuta.

(prima parte)

Martedì 23 aprile alle ore 17.00 il Museo Gambarina è stato invaso. 

Detta così sembra un po’ allarmante, ma non è come sembra. L’invasione di cui parlo è la pacifica iniziativa che sta animando la rete durante la settimana 20/28 aprile. Un progetto che coinvolge gran parte del nostro paese con un’adesione e un entusiasmo di grande portata. Lo scopo è quello di canalizzare l’attenzione sul nostro patrimonio artistico culturale, con le invasioni programmate i partecipanti armati di strumenti multimediali, possono entrare nei siti proposti con riduzioni sul costo d’ingresso o in alcuni casi gratuitamente. Gli invasori hanno il compito di occupare la rete pubblicando gli avvenimenti dell’evento in tempo reale, una vera caccia alle immagini e alle informazioni da lanciare sul web al grido di liberiamo la cultura.
Alessandria – ingresso museo Gambarina
I primi arrivi.
fotoditizi
Alessandria – museo Gambarina
Le organizzatrici illustrano l’evento.
fotoditizi

Ho partecipato all’invasione digitale programmata da Liliana e Michela tenuta martedì scorso all’interno del Museo Etnografico Gambarina di Alessandria. Il museo si prefigge lo scopo di mantenere ben salda la memoria del tempo e raggruppa un cospicuo quantitativo di oggetti di uso comune per raccontare la vita degli abitanti di quell’epoca. Il sito è disposto su due piani: al piano terra, nella stalla della settecentesca caserma alessandrina, la visita diventa suggestiva camminando nella galleria con i mattoni a vista e il soffitto a volte, qui vengono proposte diverse ambientazioni che hanno il compito di illustrare scene di vita quotidiana.

Alessandria – Museo Gambarina  – piano terra
fotoditizi

Non meravigliatevi se durante la visita all’improvviso vedrete muoversi qualcosa tre le molteplici scene in esposizione. Ogni sezione comprende un buon numero di manichini e oltre a questi ci sono figuranti in carne ed ossa che partecipano alla rappresentazione indossando costumi d’epoca, dopo i primi passi è stato divertente osservare con attenzione per identificare chi era manichino e chi invece lo sembrava.

Il numero di oggetti esposti è davvero impressionante e alcuni, più di altri, riportano
indietro nel tempo riscoprendo ricordi d’infanzia perduti.
Il prete.
Nelle povere case dei secoli scorsi, non esisteva un sistema di riscaldamento, di solito c’era una sola stufa in cucina e nelle camere da letto, durante le fredde noti invernali, le temperature di notte potevano scendere fino a 2, 3 gradi. Dunque “il prete”, economico scaldaletto dell’epoca, veniva utilizzato per scaldare le gelide lenzuola. Un recipiente con la brace veniva messo all’interno dell’impalcatura di legno e poi messo sotto le coperte, dopo qualche ora il letto era pronto, un calore intenso avvolgeva la persona e, con l’aiuto delle piume di cui erano fatti i materassi di quel tempo, il tepore era assicurato fino al mattino.

Link utili
sito: Invasioni Digitali
sito: Museo Gambarina di Alessandria

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9 pensieri su “Invasioni digitali, missione compiuta.

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