Quando penso al viaggio che sto per fare, principalmente penso all’itinerario che ho studiato, a cosa troverò una volta arrivata, ai monumenti da visitare, al rapporto con gli abitanti del luogo. In molti casi mi sono trovata di fronte a situazioni inaspettate, che mai avrei previsto. Parecchi anni fa (moooolti anni fa) quando ancora ero molto giovane si era deciso di dare una svolta netta al nostro sistema vacanziero (a quel tempo viaggiare era meno facile e meno frequente di oggi). Fino a quel momento, i nostri viaggi erano esclusivamente dedicati all’Italia, mai in nessun modo avrei pensato che si potesse andare al di là delle Alpi. Invece, dopo molte perplessità, si decise di andare a Parigi. Sarebbe stata la nostra prima volta in un paese straniero, un bel salto!
Da allora sono passati molti anni (e qualche viaggio) ma il ricordo di quei giorni mi è sempre rimasto nel cuore. Come mezzo di trasporto avevamo scelto il treno. A quel tempo c’era una tratta notturna Milano-Parigi in undici ore su di un treno affollatissimo (anche i corridoi erano stipati di ragazzi che dormivano sdraiati per terra). Eravamo giovani e inesperti, i dubbi e le paure erano soffocati dall’euforia per la novità del lungo viaggio che ci attendeva e anche dalle nostre entusiastiche aspettative. Avevamo scelto di viaggiare seduti. Nel nostro scompartimento, tutti i posti erano occupati, eravamo alquanto impacciati, timidi nell’approccio con gli altri e anche abbastanza attenti a tutto quanto ci succedeva intorno. La nottata passò in fretta e fu molto allegra e leggera. Accanto a noi c’era una coppia di ragazzi argentini molto simpatici. Lei di origine italiana, il marito nativo dell’Argentina. Fatte le presentazioni, pur avendo qualche difficoltà di linguaggio, abbiamo subito legato e per tutta la notte abbiamo chiacchierato, riso, scherzato e un poco dormicchiato. La tensione, le paure svanirono molto in fretta e fu come se ci conoscessimo da molto tempo. L’arrivo a Parigi fu veloce e molto piacevole grazie ai compagni di scompartimento. Alla Gare de Lyon ci salutammo da amici, mantenendo i contatti a lungo anche in futuro.
Prima di partire alcuni famigliari erano preoccupati pensando che avremmo trovato un ambiente ostile, ci davano consigli su come “cavarcela” in terra francese invece: non potevamo fare incontri migliori. Durante il nostro soggiorno, abbiamo avuto modo di conoscere persone incredibili come Gilles, il cameriere del locale dove eravamo soliti cenare, era simpaticissimo, praticamente ci aveva rapiti dalla strada per farci entrare nel suo locale. Non so perchè ma ricordo che portava al tavolo sempre qualche cosa di extra, un aperitivo, un dolce, si fermava a chiacchierare quando poteva e ci faceva ridere per la sua mimica. Abbiamo mantenuto a lungo i contatti poi, dopo qualche anno, ritornando a Parigi, di Gilles non ci fu più traccia.
Ripensando alla gentilezza riscontrata tra gli abitanti della capitale francese, ho ben chiaro il ricordo di quel giorno mentre stavamo passeggiando nel quartiere latino. Attratti dai colorati vicoli e dai numerosi negozi, ci siamo persi, a quel punto dovevamo chiedere informazioni ad un passante. Capitò allora di metterci “in fila” davanti a una signora con le borse della spesa in mano che stava dando indicazioni a due ragazzi prima di noi, poi, arrivato il nostro “turno” chiedemmo la nostra indicazione con timore che ci spedisse a quel paese, invece la signora, con garbata gentilezza e il sorriso sulle labbra, ci pensò e ci propose due percorsi per arrivare a destinazione: potevamo scegliere tra la strada più breve oppure quella più pittoresca. Fantastico!
Il primo approccio con una città straniera, e con una grande capitale, fu sicuramente positivo e ci aprì la porta verso nuove mete. Dopo quel viaggio abbiamo imparato a limitare i nostri pregiudizi e le nostre paure. Grazie a quegli incontri straordinari nella capitale francese il nostro modo di viaggiare cambiò.