Expo – Il giro del mondo in due giorni.

So che è da pazzi pensare di ritornarci per la seconda volta ma spuntano due biglietti all’ultimo momento e qualcuno – almeno tanto pazza quanto me – con cui condividere la giornata.
Decidiamo di affrontare di nuovo Expo proprio nell’ultimo giorno della sua manifestazione, il 31 ottobre. Durante la visita precedente avevo convinto Piero ad accompagnarmi nonostante alcuni suoi tentativi (falliti) di darsela a gambe.
expo-2015-ingresso-0-photo-by-Tiziana-Bergantin-A200Una volta arrivati ai tornelli d’ingresso (dopo un’ora e mezza di fila) il povero consorte si rese conto all’istante di aver calcolato male la tempistica e, maledicendo l’attimo in cui diede il suo consenso, iniziammo la visita con lo spirito meno adatto per una manifestazione di questo tipo. Col passare dei minuti il Decumano prese a brulicare di persone e dopo tre lunghe code davanti ai padiglioni Piero cadde in una sorta di catalessi progressiva che dissuase qualsiasi tentativo di proposta da me suggerita per proseguire la visita.

expo-2015-Japan-1-photo-by-Tiziana-Bergantin-A201Oggi però sono qui con Ross e siamo pronte a tutto! Ci predisponiamo positivamente ad affrontare tutto quello che la giornata ci offrirà senza aver programmato una lista di preferenze, immaginando file interminabili, camminate sostenute, sgomitate imbarazzanti, d’altronde questa è l’ultima possibilità per i visitatori di partecipare all’evento, ne siamo consapevoli. Non ci spaventa più di tanto nemmeno l’impatto con la prima lunghissima coda che ci si para davanti. Arrivate sul retro di una struttura anonima, circondata da persone in fila, un cartello indica che i tempi di attesa per questo padiglione saranno di 9 ore… neanche a dirlo è il Giappone… nemmeno a pensarci lo evitiamo come la peste.

Giappone a parte in realtà il seguito della visita ribalta le nostre previsioni, le code sono invitanti e veloci, riusciamo ad entrare in quattro, forse cinque padiglioni durante la mattinata, non male, è una media invidiabile. Io e Ross siamo in perfetta sintonia, la visita ci da la possibilità di “entrare” in paesi che forse non visiteremo mai nella vita (nella mia sicuramente) quindi vale la pena di metterci di buzzo buono per catturare i momenti migliori della Esposizione Universale meneghina. Si parte!

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Russia. E’ il primo grande padiglione visitato con Ross. L’aspetto esteriore è singolare, ci sovrasta una copertura specchiata protesa sulla passerella all’ingresso del padiglione. All’interno un bar-laboratorio avveniristico, ad orari prestabiliti offre degustazioni di cibi e bevande tipiche (anche gratuite). Il padiglione punta a presentare scienziati di fama internazionale che hanno contribuito allo sviluppo dell’agricoltura del paese e di conseguenza ci tiene a ribadire l’importanza del suo ruolo nel mondo riguardo al tema nutrizione.

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Francia. Ci piace fin da subito. Prima di entrare nel padiglione il visitatore attraversa un grande giardino coltivato a ortaggi e una volta all’interno la “grotta”, splendida struttura in legno, ci appare grandiosa e allo stesso modo anche intima, accogliente. Le dispense capovolte, le aiuole sospese, il tema trattato, tutto ci conquista, anche gli slogan che esortano a migliorare il nostro futuro (non diamo nulla per scontato, meglio essere ripetitivi che indifferenti).

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Argentina. Ho amato forse più di tutti il suo dialogo con il visitatore, con l’ausilio di immagini e suoni di grande impatto, la repubblica sudamericana ci prende per mano e ci accompagna in un viaggio tra passato, presente e futuro del suo mondo rurale. Inevitabile il trasporto emozionale verso un paese che storicamente diventa la seconda patria per tanti italiani in periodi di grande sofferenza e di enormi speranze.


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Corea. Il programma è perfettamente in tema, sintetico, esplicito, le rappresentazioni sfiorano la fantascienza di un tempo futuro, anche se gli argomenti sono assolutamente attuali. Il padiglione Corea sorprende con un impatto tecnologico inaspettato. Istallazioni magistralmente realizzate appaiono improvvisamente dal buio dello spazio espositivo e sembrano quadri a tema disposti in successione. Il visitatore non può rimanere indifferente.

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Iran. Uno dei padiglioni visitati con Piero. Interessante la struttura progettata. L’enorme vela gonfiata dal vento invita il visitatore ad entrare in un tunnel tra immagini suggestive, giochi di specchi, profumi ancora percettibili, nonostante siano passati mesi dall’inizio della esposizione. Devo dire che è stato uno dei padiglioni che mi ha fatto venire più voglia di partire all’istante.

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Austria. Dopo una lunga (ma veloce) fila si percorre il rilassante e fresco padiglione d’oltralpe (visitato con Piero) che propone il discorso del microclima di un bosco austriaco. Apprezzabile il concetto, peccato che la scelta di posizionare a metà cammino la zona ristoro interrompe in modo indelicato il percorso emozionale dell’attraversamento.

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Non tralasciamo di visitare paesi cosiddetti “minori”, alcuni per me completamente sconosciuti. Io e Ross ci lasciamo coinvolgere dal calore dell’accoglienza e dalla semplicità della presentazione dei loro prodotti, dai colori, dalla musica, il trasporto diventa quasi commovente (durante la visita precedente io e Piero avremmo voluto partire subito per Timor Est, piccola isola dell’oceano indiano che ci ha letteralmente affascinati).

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Marocco. La volta con Piero fu l’ultimo padiglione visitato della giornata, la coda era talmente lunga e lenta da demolire qualsiasi buon proposito. La rifaccio di nuovo con Ross perché entrare nel padiglione Marocco è un’esperienza. Il tema veste il cibo di eleganza, di grazia e tutto diventa un’opera d’arte… voglio andare in Marocco.

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Ormai è buio e prendiamo la decisione di terminare la nostra visita. All’improvviso un botto ci fa sussultare, prima di avviarci verso l’ultimo tratto del Decumano, uno spettacolo pirotecnico ci saluta, cosa volere di più?

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Padiglione Zero. La visita viene consigliata da chiunque all’inizio del percorso, noi lo visitiamo soltanto alla fine, proprio prima di lasciare l’esposizione. Una volta arrivati in prossimità dell’uscita, stanche allo spasimo, distrutte dalle ore di marcia, nel buio della notte, notiamo il padiglione deserto. Un ultimo sguardo ci trova ancora una volta complici: entriamo! Gli ultimi attimi li dedichiamo allo straordinario Padiglione Zero… e chi se l’aspettava una chicca così! L’entrata è una tale sorpresa! L’archivio della memoria ci trasporta in un’altra dimensione e inizia il nostro percorso veloce (troppo veloce). Purtroppo la stanchezza mette a dura prova la lucidità che ormai mi sta lentamente abbandonando ma stoicamente ancora un alito di forza interiore ci spinge a concludere questo ultimo imperdibile percorso. Dai Ross, torniamo a casa.

EXPO 2015 – FATTO!

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6 pensieri su “Expo – Il giro del mondo in due giorni.

  1. Io vorrei aggiungere due cose, una più profonda e l’altra più “di costume”.
    Ad Expo, chi è andato con la voglia di scoprire e non solo di dire “ci sono stato”, aveva la possibilità di capire i messaggi, informarsi e sapere effettivamente qualcosa in più sul tema della nutrizione e del cibo come risorsa scarsa del pianeta. Queste persone, ma anche tanti giovani e volontari, e sicuramente scolaresche e insegnanti, saranno tornati a casa – come noi – con qualcosa in più. E insieme ai soldi che ha fatto girare Expo, che per la nostra economia non fan male, questa conoscenza è positivissima.

    Per il resto, la cosa di costume… Tizi hai dimenticato di citare le cose che abbiamo mangiato! Tra cui un buon panzerotto fritto delle mie parti 😉 (finito in 45 secondi!)

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