Pont du Gard

TourProvence 09/2023

L’escursione del giorno ci farà fare un salto indietro nel tempo in un punto preciso del vasto impero romano ai tempi di Augusto, dove si può ammirare da vicino un’opera dell’ingegneria romana di oltre 2000 anni fa. La visita prevede di cambiare regione, il sito storico non si trova in Provenza ma bensì nella regione confinante a ovest: l’Occitania, nel dipartimento di Gard. Ci separano più di 100 km dalla nostra base ed è un appuntamento fortemente voluto da entrambi. Usciamo di casa di buon’ora, il cielo è limpido, la temperatura calda, scegliamo un percorso facile: la comoda rete autostradale. Arriviamo con un leggero ritardo sulla tabella di marcia che avevamo previsto ma la cosa non ci preoccupa più di tanto, il protagonista di oggi non ha impegni, è lì che aspetta, saldamente ancorato a terra, già dal primo secolo d.C.

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Una volta arrivati sistemiamo l’auto nel grande parcheggio e ci troviamo nello spazio dedicato all’accoglienza dei visitatori, il quale offre più servizi: la biglietteria, un bistrot, uno spazio esterno con tavoli, negozi di souvenir, un teatro e altre sale per incontri e conferenze. Paghiamo il biglietto relativo al parcheggio e inizia la visita al Pont du Gard, uno dei siti romani meglio conservati al mondo, così recita il pieghevole informativo. In effetti non si può negare che quando ci si trova davanti al monumentale acquedotto di epoca romana, si è presi da sensazioni che oscillano tra ammirazione e incredulità. E’ maestoso, imponente, i suoi archi sono perfetti, i piloni di sostegno in pietra sono enormi e noi piccoli piccoli. I visitatori posso percorrere il primo livello inferiore in libertà da una parte all’altra del ponte.

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Il grande parco che circonda il ponte è uno spazio ad uso dei visitatori i quali avranno modo di scoprirlo in diverse modalità: passeggiando tra olivi secolari ad esempio, oppure seguendo i molteplici sentieri che si snodano intorno e su per i monti circostanti, e perché no, se la giornata è calda ci si potrebbe rinfrescare nelle acque del fiume. Il parco inoltre è percorribile liberamente sia a piedi, sia in bicicletta: tanti sono i percorsi segnalati. Esistono due accessi al ponte, a discrezione del visitatore: uno sulla riva destra e uno sulla riva sinistra del fiume Gardon che scorre sotto il ponte, noi scegliamo quello sulla riva sinistra perché lì si trova anche il museo dedicato alla storia dell’acquedotto – che alla fine poi, troppo affaticati, non visiteremo –

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Scegliamo di fare un’escursione guidata di circa 1 ora che ci porterà a scoprire qualcosa in più sulla storia dell’acquedotto. Inoltre, la visita guidata (e solo con una guida è possibile) ci permetterà di entrare direttamente nel cuore della struttura, all’ultimo livello dell’acquedotto, proprio nella conduttura, oggi coperta solo in parte, dove un tempo scorreva l’acqua. Vale la pena fare tutti quei gradini per arrivarci (a me sembrano 800 ma in realtà sono solo 80), è un grande privilegio potervi accedere. Noi siamo gli unici italiani del gruppo e alla fine dell’escursione Piero ringrazia la persona che ci ha fatto da guida e la prega anche di ringraziare il sito francese che si prende tanta cura della nostra prestigiosa opera italiana. Io, leggermente imbarazzata, sospendo il respiro per un istante aspettando le reazioni, per fortuna il resto del gruppo scoppia in una risatina generale… meno male, santi numi! L’esplorazione continua in modalità libera e da vedere c’è davvero tanto nel parco.

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Durante il primo secolo d.C. nella Gallia ai tempi dell’impero romano, la città di Nîmes (Nemausus) crebbe così tanto che verso metà secolo fu necessario pensare di costruire un acquedotto in grado di soddisfare le esigenze urbane della città. L’opera ingegneristica di quelle proporzioni portò benessere non solo alle case dei signori più agiati, l’intera città ne trasse grandi benefici. L’acquedotto trasferiva un enorme quantitativo di acqua a scorrimento continuo, dalla fonte alla città, in un percorso lungo circa 50 chilometri e con pendenze studiate a regola d’arte. La realizzazione non fu certo cosa facile considerando le insidie generate dai terreni rocciosi, che per forza di cose dovevano essere modellati per posizionare i canali di portata. I blocchi in pietra che servirono per costruire il ponte, furono estratti da una cava di recente scoperta e in seguito trasportati via terra o via fiume. Il risultato di quell’immane lavoro garantì acqua alla città per almeno 5 secoli e non mi capacito quando penso che una considerevole porzione di quel patrimonio è ancora qui da vedere, da toccare e continua a stupire.
La città di Nîmes oggi viene definita dai francesi – Rome française – per la sua storia e per le numerose vestigia ancora presenti.


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